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Come creare un bonsai con la canapa

La tecnica di coltivazione dei bonsai viene generalmente applicata ad alcune tipologie specifiche di piante, soprattutto l’olmo cinese e il pino giapponese. Poiché il termine bonsai può essere tradotto semplicemente come “piantato in vaso”, in teoria ogni varietà di pianta può adattarsi a questa antica tecnica. Una delle ultime tendenze, in tal senso, vede una crescente diffusione di bonsai realizzati con le piantine di canapa sativa, una specie vegetale meglio nota come cannabis. Naturalmente, per ottenere un risultato che possa davvero definirsi ‘bonsai’, è necessario scegliere una varietà adeguata ricorrere ad alcuni accorgimenti per creare un esemplare in miniatura. Di seguito, vediamo quali sono i passaggi da seguire per creare un bonsai con una pianta di canapa sativa.

La preparazione

La prima cosa da fare per creare un bonsai a partire da un esemplare di cannabis è approntare un’adeguata preparazione. Bisogna innanzitutto scegliere un vaso di dimensioni adeguate (non troppo grande né troppo piccolo, con la lunghezza pari a circa ⅔ dell’altezza) e preparare il terreno che ospiterà la pianta: è bene optare per una miscela che favorisca al meglio lo sviluppo dell’arbusto. Successivamente, è necessario procurarsi tutti gli strumenti e gli accessori necessari alla coltivazione, anche in base allo stile del bonsai che si vuole ottenere; a differenza di quanto si possa pensare, infatti, lo sviluppo della piantina può essere orientato (per mezzo di un procedimento che prende il nome di ‘filatura’) in diversi modi, dal fusto perfettamente eretto al ‘doppio tronco’, passando per la ‘cascata’ o l’effetto ‘mosso dal vento’. Le varie ‘forme’ del bonsai vengono ottenute, generalmente, legando la piantina a piccoli supporti di legno conficcati nel terreno ai quali vengono legati i rami più sottili ed elastici; in tal modo, durante la crescita, assumeranno un profilo ben preciso.

Quale varietà scegliere?

In linea di principio, le varietà più adatte alla creazione di un bonsai sono la Critical Kush e la White Widow, entrambe caratterizzate da una concentrazione piuttosto elevata di THC. Ragion per cui, è consigliabile virare su specie di altro tipo, come ad esempio le autofiorenti. I semi e le piante di questo tipo sono caratterizzate dalla capacità di svilupparsi anche in assenza di un’adeguata esposizione alla luce solare; per questo, vengono dette anche ‘non fotoperiodiche’, poiché crescono normalmente anche se non sono esposte al sole per un certo numero di ore al giorno.

Di conseguenza, possono essere tenute anche in luoghi chiusi, dal momento che raggiungono – al massimo dello sviluppo – un’altezza limitata. I semi autofiorenti possono essere ‘regolari’ (ossia un mix di maschi e femmine) oppure femminizzati, dai quali si sviluppano esclusivamente piante femmine.

Chi si appresta a creare un bonsai con una pianta può quindi scegliere una variante autofiorente tra quelle denominate ‘Critical’; tra quelle a basso contenuto di THC – entro i limiti previsti dalla legge – c’è la Critical Lime, utilizzata per la produzione della Moon rock weed, un prodotto acquistabile legalmente presso le farmacie specializzate o gli e-commerce di settore, come ad esempio prodotti-cannabis.it.

Come effettuare la potatura

Affinché la canapa possa effettivamente assumere la forma desiderata mantenendo le dimensioni di un bonsai è necessario, oltre alla filatura, eseguire correttamente una potatura periodica. Tale operazione va effettuata durante il periodo di crescita delle parti giovani della pianta, utilizzando un attrezzo apposito (le cesoie, meglio se con le lame concave). Ogni taglio deve essere funzionale allo sviluppo della forma prescelta; questo tipo di potatura viene definita ‘strutturale’, in quanto è necessaria alla formatura della pianta. Il consiglio è di tagliare le parti più esterne, che tendono ad aumentare il volume della chioma del bonsai. In aggiunta, può essere necessario effettuare una potatura di manutenzione, per rimuovere parti attaccate da insetti o parassiti.

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